Ho sempre amato le violette, fin da bambina, quando con le amichette "scappavamo" di casa per andare a raccoglierle sulle rive alte della strada comunale che portava a Mazzè. Scappavamo è un parolone, perchè avevamo il permesso di mamma, solo, e qui stava il bello, appena fuori casa, srotolavamo fino alle caviglie le lunghe calze di lana pesante per un grande senso di libertà di fronte ai primi raggi caldi del sole primaverile. Non ne raccoglievo tante, solo un mazzolino da tenere sul mio tavolino da notte per sentirne il profumo.
Naturalmente inevitabili erano gli scapaccioni a causa delle calze arrotolate alle caviglie sulle gambe nude, ma il piacere provato nel disubbidire valeva la pena dei sonori ceffoni.Eh sì la mia mamma era severa a volte, e io non capivo allora che anche quello era il suo modo di proteggermi, anche dal raffreddore.
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